Interviste

Intervista a Valentina Bonfanti

 Basalto Edizioni ha la fortuna di avere tanti amici, tutti accomunati dalla passione per la creatività. Oggi la redazione incontra e intervista Valentina Bonfanti, artigiana poliedrica, illustratrice e artista, che racconta il suo mondo di manufatti e disegni tutti da scoprire.

Ciao Valentina, raccontaci chi sei e da dove nasce l’amore per l’illustrazione.

Mi chiamo Valentina Bonfanti, ho 29 anni, vivo a Milano e sono un’illustratrice.

Ci tengo a dire sono perché il disegno non è solamente ciò che faccio di mestiere, ma è proprio un prolungamento di me stessa, qualcosa senza cui non potrei vivere.

La passione per l’illustrazione è sempre stata nascosta dentro di me, fin da piccola infatti ho avuto un amore sconsiderato per il disegno e, una volta diventata grande, ho espresso il desiderio che questo potesse coincidere in qualche modo con il mio lavoro.

Nel 2013 ho frequentato il corso d’illustrazione alla Scuola d’arte Applicata del Castello Sforzesco e lì tutto è diventato chiaro: ho scoperto un mondo fatto di personaggi, storie, racconti e reinterpretazioni, ho capito che questa forma di arte poteva non solo essere insegnata e studiata, ma sarebbe potuta diventare una vera e propria professione.

Così durante il triennio di Illustrazione ho appreso a pieno le tecniche manuali e nel frattempo mi sono iscritta anche a workshop e corsi esterni di tecnica digitale per poter avere un raggio di espressione più ampio.

Un altro momento importante della mia formazione è stato il corso alla Scuola Internazionale di Sarmede, con la mitica Anna Castagnoli, dove ho definitivamente compreso quanto mi interessasse e quanto fosse potente questo linguaggio comunicativo.

Credo che l’illustrazione sia un meraviglioso e magico mondo dove potersi rifugiare.

Quali sono gli strumenti che prediligi per lavorare e cosa ti piace disegnare?

Ho imparato a usare differenti tecniche, ma il prolungamento della mia mano è sempre stata la matita. Ricordo ancora quando mia mamma mi ha regalato la scatola di legno a tre piani della Carand’Ache con 120 matite colorate per il mio sesto compleanno. È una delle cose a cui sono più legata tuttora, è sempre con me.

Devo anche ammettere che, per un caso fortuito di tecnologia che si ribella, due anni fa ho acquistato il mio primo Ipad e oggi pure lui rientra a pieno titolo tra i miei attrezzi del mestiere, sebbene ai miei occhi un lavoro manuale rimane sempre qualcosa di fresco, genuino, che mi scalda il cuore.

Confesso inoltre che dipingere mi rilassa molto, ma ahimè occorre diverso tempo per praticare questa tecnica e spesso non ne ho, quindi non riesco a dedicarmici quanto vorrei.

Ho due soggetti ricorrenti a cui sono particolarmente affezionata e che declino in forme diverse: la figura dell’Orso e il Cuore Anatomico. Entrambi hanno due significati per me molto profondi, perciò cerco di portarli sempre in ciò che riproduco.

Detto ciò sulla mia scrivania non possono mancare un paio di cuffie, un buon tè e un mucchio di fogli bianchi.

 

Quali sono i tuoi illustratori preferiti?

Questa domanda mi mette sempre un po’ in crisi.

Inizialmente ai miei occhi erano belli i disegni curati, con una tecnica precisa e raffinata, ma crescendo e studiando diversi albi ho imparato a innamorarmi dell’espressione.

Con espressione intendo l’insieme del modo in cui l’illustratore riesce a catturare una scena, della scelta di impaginazione, della palette cromatica usata, della semplificazione delle azioni, dei movimenti ed espressioni dei personaggi e ovviamente anche delle ambientazioni.

Ho imparato quindi a non soffermarmi sull’estetica, ma ad aprire il libro, leggerne la storia, le parole e a farmi affascinare da tutto ciò. Ho una grande varietà di albi illustrati con tecniche totalmente differenti, ma spesso sono appunto le storie ad avermi colpito, magari mi trovo ad acquistare un libro di cui non amo per nulla il disegno ma è la storia che mi rimane dentro.

Negli ultimi anni l’illustrazione è cresciuta molto e spesso mi trovo piacevolmente sorpresa a seguire su Instagram artisti con stili che prima non avrei mai osservato. Probabilmente che nemmeno coincidono con il mio e con ciò che faccio, ma trovo sia una potente carica d’ispirazione.

Concludo comunque citando alcuni illustratori che ammiro e amo moltissimo: Monica Barengo, Rebecca D’autremer, Iratxe Lopez, Rebecca Green e Beatrice Alemagna, Roger Olmos.

In cosa consiste prevalentemente la tua attività oggi?

Ultimamente tendo a chiamarmi “Artista Confusa” perché ho ampliato enormemente i miei interessi, ho scoperto quante cose si possono fare con l’illustrazione e quanti sbocchi diversi ora ci possono essere.

In passato partecipavo spesso ai concorsi di settore ed ero concentrata in modo specifico sull’editoria per l’infanzia, con il tempo però ho scoperto la gioia di esprimermi attraverso progetti miei, che realizzo in totale libertà creativa. Inoltre ho iniziato anche a esporre i miei lavori nei market di artigianato, dove prevale il contatto diretto con i clienti, altro aspetto che dà sempre nuova linfa.

Investo poi il tempo nella gestione del mio profilo Instagram (@valentinabonfantillustrator) su cui condivido le mie creazioni e tramite cui rispondo alle domande e alle richieste di lavori su commissione che mi arrivano.

Finora, come ogni anno, ho dedicato i mesi di settembre e ottobre alla preparazione dei gadget natalizi, in vista del periodo a cui andiamo incontro: dai biglietti di auguri, ai chiudipacco, passando per i calendari dell’avvento e quelli dell’anno a venire.

A proposito di avvenire, come ti vedi nel futuro?

Sono più che mai in fase esplorativa. Da qualche tempo ho avviato anche una produzione artigianale di borse che disegno e realizzo a mano, che mi sta dando belle soddisfazioni e nell’ultimo anno ho continuato a sperimentare nuove soluzioni di resa, tanto da ritrovarmi a cucire con fili per il ricamo sopra i miei disegni.

Non mi pongo limiti, anche se questo mi divide tra due sentimenti contrastanti: la voglia di scoprire sempre un ambito nuovo in cui cimentarmi e quella di trovarne uno specifico su cui fermarmi e approfondire.

Non so dove mi porterà la mia strada, ma sono certa che sarà un percorso meraviglioso.

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